Nei rapporti complessi fra Firenze e il Papato, si considera che il vescovo sia uno dei punti di intersezione piu importanti nella sua funzione intermediaria. Nei corso del '300, il Papato avignonese, realizzando I'accentramento dell'amministra-zione ecclesiastica, interveniva fortemente nell'elezione vescovile e riusciva a nominare persone di sua fiducia al vescovado. Pure, quando Firenze passo un momento cruciale di transizione da Citta comunale a Stato regionale con una rapida espansione territoriale e la formazione del regime oligarchico nei decenni attorno al 1400, la sua nuova esigenza politica di consolidare il dominio sovrano e di creare un nuovo sistema centralizzato e autoritario la indusse, favorita anche dallo svincolamento dal Guelfismo dopo la Guerra degli Otto Santi e lo Scisma, a effettuare un controllo organico delle istituzioni ecclesias-tiche nei territorio e a interessarsi piu attivamente alia designazione vescovile. II mutamento della posizione vescovile nell'ambito politico fiorentino si puo cogliere nelle differenti formulazioni di una legge comunale che proibisce ai fiorentini di assumere la carica di vescovi di Firenze e Fiesole. Nella prima apparizione a noi nota nello Statute del Capitano del Popolo del 1322, la legge ebbe evidente carattere antimagnatizio; essa fu ripresa in una Provvisione del 1375 diretta in mode specifico contro gli Arciguelfi, ed infine sopravvisse per tradizione comunale nello Statute del 1415. Con i Medici, il regime cerco di controllare la designazione vescovile in maniera sempre pill palese e di creare un vescovo ad esso fedele, approvando la sospensione provvisoria della legge in questione nei 1435 e 1439; la legge fu cancellata nei 1444 e l'abrogazione rimase definitiva nei 1447. Pure fra tante difficolta e conflitti, il regime mediceo porto al culmine la sua dominazione sui benefici ecclesiastici nei territorio all'epoca di Lorenzo il Magnifico.